Il referente di Confesercenti per l’area del Garda Maggioni: “È da tre anni che permane il divieto di ripopolamento del coregone sul Garda e, dal momento che non sappiamo per quanto ancora si potrà riprodurre in natura, auspichiamo che la politica sia più veloce del lento declino della specie”
Di recente gli enti preposti non hanno autorizzato l’immissione di coregone lavarello nel Lago di Garda, sostenendo la sua provenienza aliena e la pericolosità per altre specie ittiche autoctone. Una decisione che, oltre a causare danni per l’economia locale e nazionale, mette a repentaglio l’ecosistema – ormai più che centenario – venutosi a creare nelle acque gardesane.
Il coregone lavarello è una specie ittica presente da oltre 150 anni nella maggior parte dei laghi italiani, dove contribuisce alla pesca e a molte attività che alimentano le economie locali.
Il coregone rappresenta l’80% del pescato complessivo del Garda: è praticamente parte fondamentale della cultura enogastronomica del Garda e rappresenta il principale mezzo di sostentamento dei pescatori lacustri.
Il coregone è anche cultura enogastronomica ed eccellenza. «Abbiamo in carta sempre una o più portate a base di coregone – racconta Orietta Filippini, titolare del ristorante Tortuga – 1 stella Michelin – a Gargnano -. I nostri pescatori di fiducia ci consegnano quotidianamente pesce fresco e, proprio in questi giorni, proponiamo coregone su verza stufata alla curcuma».
Emilio Zanola, presidente Fiepet (Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici) della Confesercenti Lombardia Orientale tiene a sottolineare la cruciale importanza dei prodotti tipici nella cucina bresciana e gardesana: «Privare la nostra offerta di un prodotto così caratteristico come il coregone – afferma – è veramente un peccato. Sarebbe fondamentale lavorare per valorizzare questi aspetti, piuttosto che impoverire l’offerta: questo i turisti ci chiedono e questo dobbiamo dare loro: che senso ha andare a prendere altrove quello che possiamo trovare nel nostro lago?»
«Al fine di superare questa decisione – afferma Andrea Mattia Maggioni, referente di Confesercenti per l’area del Garda – occorre senza indugio che le tre Regioni che hanno competenza sul Garda si adoperino per aumentare le conoscenze biologiche atte a progettare con rigore scientifico le azioni di compensazione e di recupero come ripopolamenti ittici, studi sulla biomassa e la redazione di un nuovo regolamento sulla pesca che guardi al futuro in modo consapevole e lungimirante».
«Frattanto auspichiamo l’immediato ripristino dell’immissione annuale delle uova di coregone. – conclude Maggioni -. Il tutto attuato con rigore scientifico, salvaguardando al contempo l’ecosistema gardesano, l’economia dei pescatori professionisti ed il patrimonio enogastronomico».
È da tre anni che permane il divieto di ripopolamento del coregone sul Garda e, dal momento che non sappiamo per quanto ancora si potrà riprodurre in natura, auspichiamo che la politica sia più veloce del lento declino della specie.
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