Italiani sempre più in difficoltà. Nel 2022 – soprattutto a causa del forte incremento dei prezzi – oltre 165mila famiglie in più sono scivolate sotto la soglia della povertà assoluta, sotto cui ormai si collocano 2,2 milioni di nuclei familiari e 5,6 milioni di persone. E l’ombra della povertà si allunga sempre più insistentemente anche su lavoratori autonomi, professionisti e imprenditori. Così Confesercenti commenta il rapporto Istat sulla povertà in Italia nel 2022.
Categorie solitamente non associate al disagio economico, nel 2022 imprenditori e professionisti sono arrivati a costituire il 9,9% del totale delle persone sotto la soglia della povertà, con una crescita di oltre due punti sullo scorso anno.
Una conferma della situazione di difficoltà del mondo degli autonomi che, negli ultimi anni, sembra avere imboccato un sentiero di netto declino: dal 2019 al 2022, segnala il Rapporto annuale INPS, i lavoratori indipendenti assicurati dall’Istituto passano dai 4,959 milioni del 2019 ai 4,825 milioni del 2022, con un calo netto di 134mila unità in quattro anni, oltre 90 al giorno.
A pesare, sugli autonomi come sul resto della popolazione, sono gli effetti collaterali della corsa dei prezzi, che riduce il potere d’acquisto delle famiglie. Ma non bisogna illudersi: chi è in una situazione di disagio, non lo è solo per l’aumento dei prezzi. Le variabili che incidono sono molte: la mancanza di occupazione e dunque l’assenza di un reddito stabile (il 43% circa delle persone di riferimento), la presenza di figli minori (il 32% delle famiglie), il non possesso di una abitazione di proprietà ed il conseguente pagamento di un affitto (quasi il 50% delle famiglie, il 75% tra gli stranieri), il titolo di studio (l’incidenza con almeno un diploma di scuola superiore della persona di riferimento è del 4%), la nazionalità (il 30% delle famiglie), la zona di residenza (nel Mezzogiorno l’incidenza è del 10,7% contro l’8,3% nazionale).
Per ridurre la povertà, dunque, bisogna puntare su uno sviluppo più equo ed equilibrato del paese. La via maestra è la crescita: una ripartenza dell’economia che crei più ricchezza e più lavoro, e quindi anche più risorse da ridistribuire per sostenere chi non ce la fa. Bene, dunque, ha fatto il governo a concentrare gli sforzi sul sostegno ai più deboli, come dimostra l’impatto positivo dei bonus bollette. Una conferma dell’utilità dei sostegni per contrastare, sul breve periodo, i fattori esogeni che sempre più spesso agitano la nostra economia e mettono in difficoltà le famiglie, come appunto il caro-bollette, la corsa dell’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse. Ma se queste misure non saranno accompagnate da un ritorno stabile sul sentiero della crescita della nostra economia, non saranno sostenibili a lungo.
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