Istat: Confesercenti, prospettive di crescita dimezzate nel 2024. Pil a 0,5% né certo né acquisito

Istat: Confesercenti, prospettive di crescita dimezzate nel 2024. Pil a 0,5% né certo né acquisito
Dal 2019 al 2023 il reddito medio delle famiglie italiane aumentato solo dell’1,8% rispetto al 3% della media europea

L’economia è in frenata. Le rilevazioni diffuse da Istat evidenziano un quadro di forte riduzione delle prospettive di crescita della nostra economia – la metà rispetto alle previsioni del Governo – più volte da noi anticipato. Una situazione che desta allarme perché nonostante manchi solo un mese alla conclusione dell’anno, la crescita dello 0,5% non è da considerarsi né un dato certo, né acquisito. Con la situazione problematica dell’export e degli investimenti quasi fermi, e le difficoltà ad utilizzare le risorse del Pnrr, il suo raggiungimento effettivo sarà determinato perciò dalla dinamica dei consumi delle famiglie – con il Natale alle porte – che potrebbero registrare una variazione crescente, sostenuta da occupazione, rinnovi contrattuali e riduzione dell’inflazione.

Così Confesercenti in una nota.

Una situazione, dunque, che non si presenta affatto tranquilla, con le tensioni internazionali che, sia a livello politico che economico, non risultano in via di attenuazione, anzi tutt’altro. La battuta d’arresto del terzo trimestre del Pil, rilevata solo pochi giorni fa dall’Istituto di statistica, porta l’economia su un profilo differente da quello precedente ed il raggiungimento dell’1% richiederebbe un recupero sostenuto dell’economia sin dal quarto trimestre, circostanza che però non trova riscontro nei dati degli ultimi mesi.

Per quanto riguarda i consumi, l’inizio di una fase di recupero dei redditi reali, congiuntamente alla crescita dell’occupazione, avrebbe dovuto innescarne una accelerazione e, come abbiamo visto, nel terzo trimestre si è effettivamente concretizzato un incremento sul trimestre precedente dell’1.4 per cento. Tuttavia, la crescita si attenua decisamente se si passa al confronto anno su anno, dove risulta pari appena allo 0.4 per cento.

Per tutta una serie di indicatori il nostro paese sostiene oneri e costi che sono in linea con i principali paesi europei, ma scontiamo purtroppo una minore capacità di spesa delle famiglie. Nonostante la conferma del taglio del cuneo fiscale in manovra, del Bonus Natale 100 euro, dell’impatto dei rinnovi contrattuali e del miglioramento dell’occupazione, il reddito medio degli italiani dal Covid in poi si è decisamente distanziato da quello dei principali paesi della zona euro.

Secondo l’ultimo “Quadro di valutazione sociale” di Eurostat, infatti, il reddito disponibile delle famiglie in Ue ha un indice che passa da 107,8 del 2019 a 111,1 nel 2023, con una crescita di 3 punti percentuali. Lo stesso reddito per il nostro Paese cresce solo di 1,8 punti percentuali, passando da 92,3 a 94 punti. Appare chiaro, dunque, che non solo il nostro reddito non cresce ma che continua ad essere abbondantemente al di sotto della media europea: il 14% in meno nel 2019, il 15,3% in meno nel 2023.

Si tratterà ora di verificare se la maggiore disponibilità di spesa, anche grazie alla tredicesima mensilità in arrivo, si tramuterà in maggiori acquisti da parte delle famiglie vista l’imminenza del Natale, o se punteranno invece a garantirsi maggiori risparmi. In quest’ultimo caso, lo stesso 0,5% di Pil potrebbe non essere raggiunto. È indispensabile, perciò, trovare la strada per aumentare la fiducia di famiglie ed imprese – a partire dalla riforma fiscale – per rilanciare i consumi, tassello indispensabile per la crescita del Pil.

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